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Festa di Sant’Antonio Abate

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Il culto e la festa di Sant’Antonio Abate sono presenti ancora oggi in molti luoghi d’Italia, a testimonianza di una tradizione secolare e ampiamente diffusa, e sono così consolidati da essere alquanto vitali nonostante i cambiamenti e il degrado subiti dopo la fine della vecchia società contadina di cui erano parte importante. La festa, nelle sue varie manifestazioni locali, si presenta come un fenomeno piuttosto complesso, in quanto, oltre all’aspetto religioso, in essa sono confluiti nel tempo elementi di altre feste e cerimonie: il 17 gennaio, infatti, giorno della sua ricorrenza, cade in un periodo particolare dell’anno quando, oltre alle feste agrarie, come quelle del solstizio d’inverno, si svolgono anche le feste laiche di Capodanno e di Carnevale, e quelle religiose come il Natale e l’Epifania, con tutto il loro corredo di riti, di pratiche, di tradizioni. Anche in Campania, dove era molto diffusa fino a qualche decennio fa, la festa di sant’Antonio è ancora abbastanza sentita, perfino nelle città, nonostante ovviamente abbia perso buona parte delle sue valenze antiche. Essa, in particolare, ha ancora grande vitalità a Sant’Arpino, dove, diversamente che altrove, mantiene tutti gli elementi che costituiscono la sua complessità, nonostante molti di essi si presentino in forma frammentaria e degradata o siano rievocati in forme minimali, tanto da non essere più “visibili” se non da occhi che li sappiano individuare. È molto probabile, però, che la sua vitalità dipenda non tanto dall’aver conservato la complessità della sua struttura, quanto perché due dei suoi elementi originari, uno dei quali forse il più antico, sono stati profondamente trasformati all’inizio degli anni Novanta del secolo scorso, e sono riproposti in forme moderne e spettacolari, così da costituire ormai l’essenza stessa della festa.

La consuetudine di far benedire gli animali nel giorno della festa di Sant’Antonio Abate (rappresentato dall’iconografia in mezzo agli animali) era tipica di tutte le società contadine sin dai tempi più remoti, quando gli animali erano il possedimento più prezioso e soprattutto il mezzo di lavoro tipico degli agricoltori nostrani. Scomparsa quasi completamente a Sant’Arpino l’economia ed il lavoro agricolo, oggigiorno sono soprattutto cani, gatti e gli altri animali cosiddetti domestici ad accompagnare gli uomini in questa giornata e a ricevere la benedizioni.