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La Vittoria dell’Umanità a Palazzo Ducale

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LA SCULTURA DI ELPIDIO TRAMONTANO

L’accostamento alla scultura di Elpidio Tramontano consente di entrare in contatto con un impegno creativo che appare quello di un artista che ha inteso dare alla propria ricerca produttiva un taglio decisamente improntato a lasciar emergere con forza il significato profondo della carica contenutistica.

L’artista non si prefigge di cavalcare l’onda delle mode, ma dirige, piuttosto, il suo impegno creativo a dare corpo ad una produzione che possa lasciar chiaramente intendere la profonda determinazione che muove le sue ragioni morali a far sì che la sua ricerca si proponga come un messaggio che egli definisce di ‘armonia fra i popoli’.

L’arte come strumento di pace, quindi ed un’arte, pertanto, che possa svolgere una funzione equilibratrice e moderatrice nell’intendimento di fornire una opportunità di dialogo e di composizione pacificatrice.

Lungo tali prospettive di intendimento contenutistico – e questo è necessario dichiararlo d’abbrivio – non bisogna, però, ritenere che Tramontano vada a disdegnare d’attenzione gli aspetti formali, che, anzi, seguono, con accorta disposizione delle profilature esecutive, il disegno più ampio e lontanante di considerare la consistenza estetica come un fattore assolutamente consustanziale della tenuta dell’elaborazione di pensiero.

Fissati tali punti d’intendimento della linea generale d’indirizzo che presiede l’attività del Nostro, occorrerà subito dire che non apparirà azzardato il richiamo che questa modalità d’intervento creativo suggerisce alla temperie classicistica, che noi qui intendiamo evocare non soltanto come referenza all’età greca antica, ma anche a quei momenti più vicini a noi nel tempo in cui la visione di un’intrinsichezza di ‘bello’ e di ‘buono’ ha saputo improntare di sé l’universo delle arti.

La scultura di Tramontano, insomma, sembrerebbe venire da molto lontano, sviluppandosi secondo cadenze che sono propriamente individuabili come una processualità produttiva che ha saputo far proprio innanzitutto il criterio della ponderazione che si rivela la chiave decisiva per consentire all’artista di ottenere di poter costruire nella concretezza volumetrica della dimensione spaziale quell’intendimento di armonia che dirige il suo indirizzo psicologico e morale.

Abbiamo additato la referenza classicistica, ma sarebbe bene suggerire che dell’età antica, inispecie, il Nostro sembra echeggiare sensibilmente una visione prassiteliana, che appare quella che sa sciogliere in morbidezze formali il flusso di un linearismo continuo che si diffonde seguendo un andamento di morbide e sensuali fluenze.

E, se dovessimo rintracciare un altro exemplum più tardo, e comunque ancorabile ad una temperie ancora classicistica, sceglieremmo la personalità del Giambolognache si rivela come il portatore di quel verbo classico che appare appena sul limitare del grande affaccio barocco che sta lì lì per aprirsi.

E Tramontano lo si può leggere così, quindi, come una personalità di scultore che si propone come nuncius di un nuovo orizzonte, un orizzonte in cui non valgono le cesure nette col passato, quanto, piuttosto, la continuità di un corso, che, proprio come le fluenze del suo linearismo che abbiamo già messo in evidenza, si snoda morbido e piano andando a suggerire piuttosto che non ad urlare.

Non è, però da intendersi che la personalità di artista di Tramontano rifugga dall’impegnarsi in una scultura dai tratti più vibrati e più forti, quando, ad esempio, sceglie di prodursi in una messa a punto di immagini caratterizzate da un affondo segnico meno flautato e diffuso, per dare spazio, invece, ad un affollarsi di sentimenti che, anche all’apparenza in modo più corrusco e ispessito, possano dare testimonianza di un’ansia, di un tormento che non trovano ricetto ed accomodante pacificazione.

Tutto questo non è affatto in contraddizione con la sua ricerca di armonia: ne è anzi la controprova, giacché l’armonia, sembra dirci Tramontano, non la si trova, ma la si costruisce con la fatica quotidiana e la serietà di dedizione.

Ecco, allora, le forme assumere una sorta di raggrinzimento superficiale che arricchisce l’opera, di volta in volta, di nuovi ed imperscrutabili accessi alla dimensione di un’interiorità più sofferta e bruciante.

Ci si potrebbe interrogare se questa scultura, al di là delle referenze ideali di ordine classicistico che, evidentemente, additiamo nell’ordine di una valutazione di giudizio categoriale e non propriamente stilistico, possa meritare anche l’iscrizione diretta in un ambito che dia significato di un indirizzo specifico del Nostro nella scelta della sua posizione nella contemporaneità.

La risposta a tale domanda sembrerebbe poter essere quella di additare per questa scultura una leggibilità di ordine ‘surreale’, dal momento che i moduli di ricerca di cui essa dà mostra appaiono quelli di una volontà dell’autore di trascendere il dato della oggettualità fenomenica senza, tuttavia, prescinderne radicalmente e provvedendo, piuttosto, a restituirne una misura trasformativa capace di disporsi come opportunità di accesso ad una dimensione ulteriore.

Per tali ragioni, evidentemente, abbiamo inteso suggerire una profilatura di ordine ‘surreale’ piuttosto che non ‘surrealista’, scegliendo, in tal modo, di sottolineare il particolare impegno che ci sembra necessario additare di questo artista a prodursi in uno sforzo di cogliere le ragioni eidetiche piuttosto che non quelle psicologiche o anche oniriche che nella consistenza del reale sembrano volersi affermare quando a dettare le forme della trasfigurazione del reale sono stati gli interpreti della stagione di Bréton e, poi, dei suoi ‘nipotini’.

Tramontano non è tra questi: e la misura, quindi ‘surreale’ e non ‘surrealista’ che abbiamo additato come chiave rivelativa di una possibile iscrizione in una leggibilità schematica e predittiva si rivela come la sottolineatura di una consistenza ‘categoriale’ che è quella che si afferma – anche qui, nell’ordine della lunga lena dei secoli della Storia dell’Arte – come l’indirizzo ispirativo che ha improntato di sé le prammatiche tardogotiche, ad esempio, o quelle delle sculture delle grandi cattedrali gotiche d’oltralpe nei gorghi di figure e nei girali dei racemi che intridono di traforate premure scultoree gli stiacciati e gli aggetti di tante preziose figurazioni direttamente uscite da menti visionarie capaci di dare al fantastico, come poi Bosch, una consistenza assolutamente credibile e palpabile.

Proprio come fa Tramontano, che ci introduce con alcune sue sculture, in particolare, in un mondo fantastico, ove s’affollano figure di catturante malia che accompagnano il fruitore all’interno di viaggi fantastici che ciascuno può compiere all’interno della propria coscienza.

Prof. Rosario Pinto

biografia Elpidio Tramontano