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Come nasce la Pinacoteca

La Pinacoteca Massimo Stanzione

La formazione di una pinacoteca è sempre lo specchio di un tempo, dei suoi uomini e delle vicende che essi hanno saputo e voluto animare. Una pinacoteca non è, infatti, un mero contenitore e le opere che essa conserva sono espressione di un disegno collezionistico che travalica, evidentemente, nei modi e nei fini, il dato d’una semplice azione di raccolta. Anche questa Pinacoteca Comunale d’Arte Contemporanea “Massimo Stanzione”, ospitata nell’antico palazzo tardo cinquecentesco dei Sanchez De Luna d’Aragona in Sant’Arpino ha tali caratteristiche e può essere utile delinearne ordinatamente un breve profilo. L’azione di accumulazione di un primo nucleo di opere d’arte ha segnato l’avvio della Pinacoteca ed è stata promossa dalla volontà di alcuni cittadini di Sant’Arpino stretti intorno ad un preciso progetto culturale formulato in seno alla “Pro Loco” di promuovere un processo di crescita della sensibilità culturale, utilizzando le arti figurative come veicolo ottimale.
Alla azione della “Pro-Loco” si deve la promozione di alcune mostre estemporanee che hanno avuto il merito di far convergere su Sant’Arpino interessi ed aspettative del mondo dell’arte.
In seguito, quando già il frutto alcune tornate di mostre d’arte contemporanea consentiva di poter contare su qualche decina di pezzi, provenienti, sostanzialmente, da doni di artisti in occasione delle “estemporanee” e da pregevoli opere di giovani artisti esordienti, s’è fatta strada un’opzione più ambiziosa: quella di elevare il profilo qualitativo e di conferire all’azione di intervento espositivo una dimensione non più legata alla pratica spontaneistica delle “estemporanee”, ma modellata secondo un preciso disegno che avesse la capacità di documentare in modo sistematico ed organico la creatività artistica del territorio regionale.
Qualche altra opera si aggiungeva, così, alla raccolta,ma non c’era ancora, evidentemente, quel quid pluris che trasforma una raccolta in collezione e che giustifica la nascita di quel percorso di aggregazioni culturali che una pinacoteca è in grado di promuovere. Intanto, comunque, era stato compiuto un altro passo nella direzione giusta.
Una mostra, in particolare, curata da Rosario Pinto, nel 1998, fu quella che fornì chiara la linea strategica del nuovo corso ed un nuovo progetto. Tale mostra fu quella in cui nelle due sale (allora del primo piano) di palazzo Sanchez De Luna d’Aragona espose la propria produzione, all’insegna di La parola del mio tempo, Stelio Maria Martini, autorevole esponente della corrente artistica della “Poesia Visiva”, straordinario interprete di una grande stagione creativa in Campania e non solo.
Dopo questa mostra che possiamo giudicare di ”svolta” e che valse a convincere definitivamente della necessità di dare un altro profilo alla azione di intervento artistico sul territorio, si rafforza una duplice esigenza nel gruppo di lavoro che già da allora animava l’azione della “Pro-Loco”, al cui interno Rosario Pinto aveva guadagnato una fertile attenzione d’ascolto. L’attività di altri anni di lavoro, in cui abbiamo operato di comune intesa con l’associazionismo di Sant’Arpino, è occorsa non tanto per convincere l’Amministrazione Comunale della bontà del progetto, ma per ravviare tutto l’iter burocratico che si rendeva necessario deliberare per giungere alla definizione di uno status giuridico.
È questo fin qui descritto l’arco di tempo in cui hanno profuso con grande abnegazione ed in perfetto spirito di volontariato la propria attività i Signor : Gino Bagno, Amedeo D’Anna, Antonio Dell’Aversana, Elpidio Iorio, Franco Marroccella, Raffaele Marroccella, Raffaele Persico, Franco Pezone, Aldo Pezzella, Francesco Ziello, coordinati da Rosario Pinto, che continuava a svolgere la funzione di ispiratore delle scelte artistiche e dell’orientamento.
A partire dal 2001, la “Pinacoteca” ha guardato anche al territorio, fornendone testimonianza della produzione artistica e culturale mirando all’obbiettivo di una documentazione più ampia del contesto artistico del secondo cinquantennio in Campania.
Le difficoltà erano ben presenti a tutti quanti hanno contribuito, in quella fase delicatissima della storia della “Pinacoteca”, a superare ostacoli, a svolgere azioni di convincimento, a suggerire opportunità e soluzioni. È stata l’occasione per far crescere ed affermare la voglia di “Pinacoteca” ed è stato anche il periodo in cui si sono cementate amicizie e si sono confermati rapporti intensi e profondi.
È giunta infine a maturazione la svolta decisiva della ufficializzazione della pinacoteca dopo un lungo periodo di gestazione di tutte le dovute procedure amministrative, ed è parsa particolarmente valida l’intitolazione al pittore seicentesco atellano Massimo Stanzione.
Nell’occasione, fu conferito l’incarico di Direttore artistico dell’Istituto appena creato a Rosario Pinto.